DALLA
PREISTORIA ALL’ ETA’ CLASSICA
Scalea rappresenta uno dei Paesi più
antichi della Calabria. Vero è che fu abitata fin dall’età preistorica e
testimonianze storiche di vita sono state ritrovate presso la Torre Talao; resti risalenti all’età del ferro e
riguardanti un villaggio indigeno sono stati invece rinvenuti in contrada
Petrosa; mentre reperti dell’epoca romana sono stati trovati in contrada
Fischia.
Fin dal Paleolitico Inferiore l’uomo
ha la possibilità di insediarsi
all’aperto o in grotte formatesi presso le coste che cadono giù a picco sul
mare, nella fascia compresa tra le foci dei fiumi Noce e
Lao.
Le favorevoli condizioni climatiche e le
potenzialità offerte dalla natura hanno determinato un aumento degli
insediamenti umani durante il Paleolitico Medio (35 mila anni fa). La presenza
umana si fa più alta soprattutto all’interno delle grotte vicine al mare, luoghi
particolarmente adatti per meglio difendersi dalle intemperie e dagli animali
feroci e per reperire più facilmente il cibo per mezzo della caccia e della
pesca. Tra gli insediamenti più importanti di questo periodo si ricorda quello
formatosi presso il lembo di terra in cui, molti secoli dopo, venne costruita la
famosa Torre Talao.
Bruschi cambiamenti climatici, provocati da
un improvviso abbassamento delle temperature e da un innalzamento del livello
del mare hanno determinato lo spopolamento quasi totale del territorio durante
il Paleolitico Superiore.
In età neolitica (5.000 a.C.), invece,
riprende la formazione di numerosi insediamenti in cui incomincia ad essere
praticata l’agricoltura e l’allevamento e si inizia l’attività di lavorazione
della ceramica; anzi, in questo periodo, l’area di Scalea costituisce una tappa
importante di passaggio per coloro che trasportano l’ossidiana, materiale
vetroso di origine vulcanica da commerciare in Dalmazia.
Durante l’era dei metalli, nell’Età del
Bronzo (II millennio a.C.) gli insediamenti creatisi si sfaldano per la perdita
da parte dell’ossidiana del monopolio raggiunto.
Nell’età del Bronzo Medio, le grotte prime
abitate vengono definitivamente abbandonate a causa della discesa barbarica
degli Ausani, popolo proveniente dal territorio a cavallo tra Lazio e
Campania.
Solo nel VI secolo la fascia diverrà
nuovamente un vivo centro abitato a seguito della discesa degli Enotri dalla
Lucania che incominceranno ad intrattenere con i Greci degli intensi rapporti
commerciali. Prima della venuta di tale popolo, il territorio non viene
sottoposto alla presenza dei Micenei e dei Greci, i quali si insediano invece
nel versante ionico, dove primeggia la città di Sibari con cui, del resto,
Scalea stipula un trattato commerciale nel 530 a.C. .
Con la fine del VI secolo, tuttavia, Sibari
viene distrutta dai Crotoniati (510 a.C.); gli Enotri, che popolano anche la
zona di Scalea, la abbandonano, lasciando spazio libero ai Greci, i quali
incominciano a colonizzare numerosi territori, tra cui anche il nostro Paese,
viste le sue innumerevoli risorse.
Tra il 550 ed il 500 a.C. i Sibariti
trovano ospitalità presso la valle del Laos, considerata emporio commerciale e
sbocco sul Tirreno, e presso Scidros, l’odierna Papasidero: queste due città
erano confederate della grande Polis.
Laos, città magno-greca situata nei pressi
dell’omonimo fiume nella piana che è delimitata da capo Scale a Cirella, rappresenta l’antenata di
Scalea. Fondata dai Sibariti nella metà del Vi secolo a.C. , all’indomani della
profonda sconfitta subita dai Crotoniati che distrussero interamente il loro
impero, per molto tempo fu fulcro dei commerci marittimi con i paesi del
Mediterraneo occidentale, in particolare con Campania, Sardegna, Etruria e
Gallia. Gli abitanti, all’origine contadini e pescatori, con l’influenza greca
si specializzarono nella navigazione e nel commercio dei prodotti di ceramica e
manufatti greci. Ancora oggi, in occasione della Fiera del Lauro che si tiene
ogni anno dal primo all’otto settembre, si vendono fornaciari di vasi di
terracotta che ricordano i manufatti di quel periodo.
Laos venne in seguito denominata dai Romani
Lavinium . L’identificazione del luogo così denominato risulta, tuttavia,
ancora controversa. Diversi esperti hanno collocato Lavinium nell’attuale
località Foreste o Mattonate, sino a toccare la contrada Fischija. altri la
hanno localizzata sotto il suolo dell’odierna Marcellina; recentemente, con il
rinvenimento di altri reperti, ha preso piede l’ipotesi secondo cui Lavinium
corrispondesse al sottosuolo dell’odierna Scalea.