Nel
secolo XII Scalea cadde sotto la dominazione angioina la quale provocò non
pochi disordini nel paese, imponendo soprusi e tasse onerose. Per sedare le
agitazioni, gli Angioini mandarono un capitano di fiducia che si rilevò uomo
esoso e prepotente, aumentando le tasse e molestando le donne. Il popolo di
Scalea si ribellò riuscendo a scacciare l’invasore angioino e chiese aiuto
all’ammiraglio Ruggero di Lauria (XIII secolo), comandante della flotta
aragonese. A Scalea approdarono truppe aragonesi capitanate dal Conte di
Modica, Federico Mosca. Ma il re Carlo D’Angiò ordinò ai suoi fedeli baroni di
riconquistare Scalea e tra questi i primi a mobilitarsi furono Riccardo di
Chiaromonte e Ruggero di Sangineto. L’attacco ebbe esito negativo: Ruggero di
Sangineto venne imprigionato e rinchiuso nelle segrete del Castello di Scalea;
ottenne la libertà in cambio della sottomissione della sua baronia alla casa
degli Aragonesi, lasciando in ostaggio nelle mani di questi ultimi i suoi figli,
a garanzia del patto. Dopo aver tradito il patto Ruggero si trasferì nel
Castello di Belvedere Marittimo che gli Aragonesi presero d’assalto senza
tuttavia riuscire ad espugnarlo con il ricatto. Nonostante la minaccia della
morte sicura dei suoi figli, Ruggero ordinò la difesa ad oltranza. Gli
Aragonesi non riuscirono ad espugnare il castello di Belvedere e gli Angioini
non riuscirono a riconquistare Scalea.
Scalea divenne terra demaniale: questa nuova posizione
favorì lo sviluppo del paese che vide iniziare il suo periodo di maggiore
splendore che durò fino all’inizio del XV secolo.